Sono in circolazioni insistenti
voci di introduzione di un
comparto separato dell'
AIM Italia destinato ad ospitare
startup e
pmi innovative sotto una certa soglia di
fatturato e
utile.
Vedi l'articolo di
Milano Finanza:
Nuovo mercato a Piazza Affari (sotto l'Aim) a firma di
Emerick de Narda.
La motivazione del provvedimento sarebbe quella di
proteggere gli investitori da disastri stile
Bio-on.
Per tale comparto si sarebbe scelto di
impedire ai piccoli investitori di investire su questo tipo di società.
Potrebbero operare su tali titoli solo
investitori istituzionali,
professionali e
trader.
Di seguito alcune considerazioni relative alle
3 principali variabili di qualsiasi investimento finanziario:
rischio,
liquidità e
rendimento.
1. Rischio
Ci è francamente incomprensibile come possano convivere, nella
regolamentazione pubblica degli investimenti finanziari,
due modalità così completamente
opposte:
Equity Crowdfunding
Da una parte c'è una legislazione che
promuove l'investimento di rischio attraverso il sistema dell'
Equity Crowdfunding, in cui vengono proposte al pubblico quote di:
- società di nuova costituzione, ad altissimo rischio;
- con un minimo di contenuto informativo;
- a prezzi stabiliti unilateralmente dall'emittente;
- senza nessuna liquidità.
Comparto separato di AIM Italia
Dall'altra parte si impedisce allo
stesso pubblico di piccoli investitori di investire in:
- società in una fase di sviluppo più avanzata (e quindi meno rischiose);
- con un documento di ammissione ricco di informazioni;
- con investitori istituzionali che hanno sottoscritto il titolo dopo una fase di due diligence approfondita che assicura che il prezzo offerto sia ragionevole;
- con una liquidità, che seppure limitata, è varie volte maggiore.
2. Liquidità
Ammettiamo che una
startup decida nonostante tutto di
quotarsi su questo nuovo comparto AIM.
Avrebbe come liquidità quella fornita da:
- investitori istituzionali;
- investitori professionali (con almeno 500.000 euro di investimenti in strumenti finanziari);
- trader.
I primi ormai costituiscono una
quota significativa degli azionisti delle società quotate all'AIM Italia, ma normalmente
non sono altrettanto attivi sul lato del
trading, e in ogni caso preferiscono società sopra una certa
capitalizzazione.
Gli ultimi forniscono liquidità al mercato, ma solo se vi sono altri investitori, quelli
retail, che la richiedono:
senza l'operatività degli
investitori retail anche i
trader scompaiono.
Rimangono solo gli investitori professionali, che però costituiscono una
parte minoritaria dell'attuale mercato AIM e che difficilmente potrebbero garantire un livello di liquidità sufficiente.
Tenuto conto che la principale critica che si fa all'AIM Italia è la sua
bassa liquidità, se escludiamo i piccolo azionisti, come sarà la liquidità del nuovo comparto?
3. Rendimento e costo del capitale azionario
Il
rendimento implicito (lordo) mediano dell'investimento in un'azione di una società quotata sull'AIM Italia è attualmente di circa il
10,9%, che si confronta con un rendimento (mediano) di un'azione del
Ftse Mib di circa il
9,1%.
Lo
spread medio tra i due rendimenti, nell'ultimo anno e mezzo è stato di
1,68%.
In sostanza le azioni AIM Italia
rendono un po' di più perché sono emesse da società a
minore capitalizzazione,
più rischiose e
meno liquide.
Ma non molto di più.
Cosa succederà ai titoli del nuovo comparto, caratterizzato da ancora minore liquidità?
Per attirare gli investitori dovranno offrire un
rendimento implicito
più alto dell'attuale.
Dal punto di vista dell'impresa, un rendimento più alto significa una
valutazione più bassa e un
costo del capitale di rischio più alto.
Costi più alti proprio per le imprese che hanno un forte fabbisogno di capitale per
crescere velocemente sui mercati:
non un grande risultato.
EuroNext
|
Logo di EuroNext |
All'EuroNext di Parigi sono attualmente quotate in esclusiva
solo 5 imprese italiane, che si confrontano alle
132 (
spac incluse) presenti sull'
AIM Italia.
L'EuroNext dedica alle PMI 3 segmenti: il
segmento Growth, che è approssimativamente paragonabile all'AIM Italia, e i segmenti
Access e
Access+, con
requisiti di quotazione ancora inferiori.
Tutti e tre i segmenti sono
aperti agli investitori retail.
Circa
200 imprese sono quotate sul segmento Growth e
200 sui segmenti Access.
Domande retoriche
Dove andranno a quotarsi le nuove
startup e
pmi innovative italiane, se si decidesse di far partire il nuovo segmento
senza investitori retail?
In un mercato che le
discrimina impedendo loro l'accesso ai
piccoli investitori o ad uno che non lo fa?
E
cosa succederà dopo?
Quando quelle stesse imprese saranno ormai cresciute, rimarranno a Parigi o
torneranno in Italia?
In sostanza: EuroNext ringrazia!
Redazione Aim Italia News